Sono tornati: c’era da giurarlo!
Con le loro carriole, con le tute bianche
Con i loro caschi gialli e rossi
I loro guanti da muratori
Da quel giorno orrendo di “chi rideva nel suo letto”
Non hanno mancato un appuntamento
E’ uno tsunami che tutto travolge,
transenne, divieti, “zona rossa”
Entra nella città,
di piazza in piazza
Trascina e porta via,
Sgombra le macerie
lì ferme dal 6 aprile …
“Abruzzesi forti e gentili”
così li blandiva chi sperava
e faceva male i suoi conti
per trascinarli sotto l’Arco di Trionfo, dietro il carro del Vincitore
Abruzzesi tenaci e cocciuti
Come le pietre dei loro Monti
Popolo di agricoltori, pastori, emigranti
Ce l’hanno nel DNA, nel sangue
la terra, la casa, la Città
Nessuno li può fermare
“ L’AQUILA MUORE SE LASCIATA SOLA! „
E’ il grido del Prelato che ha imbrattato la tonaca nera
spalando le macerie di Piazza Palazzo
con il suo gregge, “il popolo delle carriole”
«L’AQUILA NON MUORE»
CI SONO LORO, GLI AQUILANI, I SUOI FIGLI
prof. Angelo Civitareale 21 marzo 2010