Metanodotto e aere sismiche 1997-2017 Principali terremoti nel Centro Italia

“Per problemi geologici, in alcuni posti la ricostruzione è del tutto sconsigliabile”

L’Aquila. In un’intervista rilasciata all’Huffington Post il sismologo Alessandro Martelli, ingegnere, numero due dell’Associazione Internazionale per i Sistemi Antisismici e presidente della commissione tecnica del del Comune di Accumoli, dichiara:

“Ricostruire i paesi delle zone colpite dal terremoto come erano e dove erano? È tutto da verificare, in moltissimi casi è sconsigliabile”. , almeno se si vuole evitare che accada di nuovo quello che è già successo in questi mesi. Si possono riutilizzare le pietre degli edifici storici di pregio, se ne vale la pena. Il modello potrebbe essere il Castello di Gemona la cui torre ha al suo interno un telaio di acciaio e dissipatori antisismici. Gli stessi sistemi antiscosse possono essere applicati ai palazzi pubblici strategici, penso alle scuole, agli ospedali, ai municipi, ma non dappertutto. In certe aree non eviterebbero i crolli”.

Inoltre lo studioso torna a lanciare l’allarme per la faglia Abruzzese di Montereale, sorvegliata speciale in questi giorni, che ha originato il sisma del 18 gennaio scorso, con una sequenza atipica prima d’ora sconosciuta ai sismologi.

Nell’Italia centrale il terreno si è abbassato. Come lo spiega?
“La faglia si è allargata. La componente verticale del sisma è stata molto forte, si è aggiunta a quella orizzontale e ha provocato uno smottamento del terreno sotto la superficie. Il fenomeno si è esteso a territori vicini, prevalentemente a nord e ad est. Insomma c’è stato un effetto domino che può aver caricato anche una faglia non lontana, in questo caso quella dell’Abruzzo. Penso in particolare a quella di Montereale, l’epicentro del sisma devastante del 1703 e della prima delle scosse del 18 gennaio”.

In 4 ore sono state quattro.
“E di magnitudo compresa fra 5 e 5,5 gradi. Un fenomeno che non avevo mai osservato in vita mia”.

In ogni caso si parla di questi argomenti solo nelle situazioni di emergenza. Poi si inabissano. Fino alla sciagura successiva.
“Purtroppo si ragiona di terremoti solo dopo i disastri. Questo ci porta a mettere fra parentesi il tema della prevenzione, delle cose che si dovrebbero fare prima degli eventi sismici. Continuiamo a trascurare la possibilità che terremoti possano colpire, per esempio, zone che in passato hanno conosciuto sismi ben più gravi di quello in atto nell’Italia Centrale”.

A quali località sta pensando?
“Soprattutto alla Calabria meridionale e alla Sicilia sudorientale. In quelle aree mi risulta che si temano decine di migliaia di vittime nel caso che si ripetano terremoti come, ad esempio, quelli del 1908 o del 1693, i sismi di Messina e della Val di Noto”.

Quanta parte degli edifici italiani potrebbe essere a rischio?
“Dal 70 all’80 per cento del costruito non regge a terremoti già avvenuti in passato nell’area nella quale si trovano. Il dato sulla percentuale di territorio italiano a rischio sismico era conosciuto già nel 1998, ma la discussione fra lo Stato e le Regioni sulle rispettive competenze ha ritardato fino al 2003 l’entrata in vigore della legge che ha sancito la nuova classificazione”.

Viviamo nella Repubblica del rinvio.
“Dal 2003 le verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici strategici e pubblici sono obbligatorie. Ma la data di completamento dei controlli , grazie a provvedimenti come i decreti “Milleproroghe”, è slittata almeno fino al 31 marzo 2013”.

(fonte ► Abruzzo live)

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