6 aprile 2011 PER NON DIMENTICARE 6 aprile 2011 «La nostra vita dopo il terremoto»

«I NOSTRI FIGLI MORTI SUL LAVORO»

Accorata Lettera Aperta del papà di Ivana, una dei  55  studenti  vittime del sisma del  6 aprile

«Per chi ha perso un giovane figlio studente universitario al terremoto dell’Aquila ogni giorno è il 6 Aprile. Quando apri gli occhi al mattino e inizi a pensare al da farsi quotidiano ti assale la certezza che comunque quello che vuoi veramente è irrealizzabile.»

Angelo Lannutti, papà di Ivana, fa parte dell’Associazione A.V.U.S. (Assocazione Vittime Universitarie del Sisma 6 aprile).
L’Associazione è sempre in prima fila  in ogni circostanza per chiedere giustizia e per tenere viva  la memoria dei loro figli ed  ha promosso numerose iniziative, come la manifestazione dell’ 11 settembre  2009 davanti Palazzo Chigi a Roma;  ha pubblicato il  libro, in collaborazione con il giornalista Umberto Braccilli,   «Macerie dentro e fuori».

Nella circostanza della pubblicazione del libro   Angelo Lannutti dichiarò:

« Perché questa ripetizione continua di scosse?

Perché l’Aquila è zona sismica ?

La storia lo dimostra ?

Ogni 300 anni accade o no un terremoto devastante?

Hanno detto che erano scosse benefiche …Hanno sbagliato»

Questa la sua lettera aperta per il 6 aprile:

«Due anni dopo. Il 6 Aprile è imminente. È il secondo anniversario della morte di mia figlia, ma è per gli altri, non per me o per quelli che stanno nella mia stessa condizione. Per chi ha perso un giovane figlio studente universitario al terremoto dell’Aquila ogni giorno è il 6 Aprile. Quando apri gli occhi al mattino e inizi a pensare al da farsi quotidiano ti assale la certezza che comunque quello che vuoi veramente è irrealizzabile. Quando torni a casa la sera negli occhi di tua moglie traspare un’altra certezza: anche oggi non l’hai riportata a casa. Questa è la realtà dei miei giorni da due anni a questa parte; questa è la realtà delle famiglie degli studenti fuori sede deceduti all’Aquila».

«Nell’imminenza del 6 Aprile si è scatenata una polemica sull’opportunità o meno che il Presidente del Consiglio dei Ministri, l’Onorevole Silvio Berlusconi, presenzi a cerimonie commemorative; sul fatto che l’assessore alla protezione Civile del Comune dell’Aquila si vanti di aver apprestato un piano di emergenza ben prima del 6 Aprile 2009; sul relativo scaricabarile tra istituzioni varie sulla mancata applicazione e sulla reale consistenza di tale piano che a tutt’oggi sembra non operativo in caso di ulteriori situazioni di rischio».

«La commemorazione delle 308, per qualcuno 309, vittime dovrebbe esprimere solidarietà a chi ha perso i propri cari. Dovrebbe essere un momento di riflessione soprattutto a riguardo degli scomparsi e, dal mio punto di vista, per quei ragazzi stroncati nel fiore della loro gioventù mentre stavano lavorando al loro progetto di vita. Cos’erano questi ragazzi per le loro famiglie? Cos’erano per se stessi? Cosa sarebbero stati per la società? Di sicuro erano gli operai di una delle prime fonti di reddito dell’economia Aquilana: l’Università degli studi. Ragazzi che con la loro presenza nel centro storico della città ne rappresentavano una delle anime più vitali, ragazzi che producevano reddito e prosperità per il tessuto economico. Quale genitore di una ragazza morta all’età di 22 anni 9 mesi e 3 giorni mi sento profondamente disgustato da tutti i tentativi di strumentalizzare il prossimo 6 Aprile. Tentativi che vengono proposti sia da una che dall’altra parte politica: Berlusconi venga Berlusconi non venga; l’assessore si dimetta l’assessore ci sarà e con esso tutto il seguito».

«Chi vuole commemorare mia figlia e anche tutti gli altri studenti fuori sede, in tutto 55, deceduti all’Aquila in case sorte e modificate proprio per incrementare quell’economia in parte sommersa degli affitti agli studenti fuori sede può fare scelte più coraggiose e significative. Innanzitutto le istituzioni cittadine con l’Università degli studi in primis et coram Comune e Provincia si facciano promotori di un’istanza tesa a riconoscere agli studenti deceduti lo status di morti sul lavoro. Lo facciano presente al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato quando si recheranno all’Aquila per commemorare anche mia figlia. Facciano reale solidarietà riconoscendo il ruolo che questi ragazzi avevano nella vita della città».

«Inoltre, e non di minore importanza, i rappresentanti delle istituzioni, a partire da quelle di più alto lignaggio si rechino il 6 Aprile a rendere omaggio alle tombe di questi ragazzi. Vadano nei cimiteri sparsi in Abruzzo e in altre Regioni a portare un fiore, a recitare una preghiera, a leggere nomi, date, a veder le immagini di quanto erano belli questi ragazzi. Per noi genitori orfani dei nostri figli ogni giorno è sempre il 6 Aprile. Per gli altri lo sia almeno una volta».

«L’Avus 6 Aprile 2009 chiede: che l’Università degli studi dell’Aquila, il Comune e la Provincia dell’Aquila riconoscano la valenza degli studenti fuori sede deceduti facendosi promotori e sostenitori del riconoscimento dello status di morti sul lavoro per questi ragazzi; che le Istituzioni dello Stato vogliano commemorare il sacrificio di questi giovani recandosi a rendere omaggio alla memoria dei ragazzi scomparsi presso le rispettive tombe».

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